Innanzitutto vi debbo confessare che sinceramente dopo molto di quello che ho letto negli ultimi giorni su Scacchierando e su Facebook avevo deciso di non scrivere nulla in merito poi però il messaggio scritto da Angelmann (come sempre un faro di saggezza) alcuni giorni orsono mi ha ridato un filo di speranza che la
maggior parte dei lettori possano avere anche altri interessi in merito a questa vicenda che non farsi trascinare nelle classiche reazioni del tifoso del calcio, prestato agli scacchi.
L’ascesa di Fabiano all’olimpo scacchistico ha coinciso con un periodo particolare nella mia vita, un periodo nel quale mentre lui velocizzava la sua scalata consolidando la propria posizione, ho avuto la fortuna di viaggiare parecchio e partecipare a numerosi eventi di alto profilo internazionale, ovviamente non come giocatore, dove Caruana era presente o anche solo discusso.
Infatti sono stato 4 volte al London Chess Classic, 2 volte alle Olimpiadi (Istanbul e Tromso), 3 volte al CIS Master (purtroppo quello che ho organizzato da Chess Porjects non ha visto la presenza di Caruana e Nakamura, perché in concomitanza con un evento del Grand Prix), 1a volta a Bilbao, 3 volte all’Open di Vienna e 2 volte a Open Sants di Barcellona, 1a volta all’Open di Reykjavik (gli ultimi tre sono open, però visti i montepremi ci sono giocatori comunque abbastanza forti)…ebbene quello che vi posso dire è che grazie alla sua costante ascesa e ai risultati conseguiti Fabiano Caruana ci ha letteralmente messi sulla mappa internazionale!
Nonostante quello che molti potranno dire ora, 5 anni fa quanti erano certi che il ragazzo, nato a Miami e traferitosi in Europa in piena adolescenza, avrebbe sconfitto più volte il campione del mondo in carica e si sarebbe issato fino al 2° del ranking mondiale ? In passato i giocatori italiani della generazione precedente erano rispettati come professionisti seri, corretti ed allo stesso tempo considerati buoni giocatori, a volte anche più forti del rating ELO che li accompagnava, mentre quelli della nuova generazione hanno iniziato cominciavano ad essere considerati “pericolosi” nella sulla singola partita, però oggettivamente nulla ti tutto questo ha a che vedere con Fabiano.
Qualunque giocatore o trainer di livello in qualsiasi momento di questi ultimi 4 o 5 anni ha sempre saputo che Fabiano era e rimane un predestinato, uno che sarebbe arrivato! Quello che 4 anni fa non si sapeva era esattamente fin dove sarebbe arrivato… C’era qualche dubbio su un potenziale effetto Kamsky (smentito dai fatti), qualche dubbio sulla capacità, per un ragazzo visto gracile, di reggere i ritmi e gli stress che richiede la vita del top ten (smentito dai fatti), qualche dubbio sui margini di crescita nel medio e lungo periodo a causa di una formazione scacchistica che non si appoggiava su una scuola scacchistica con tradizione consolidata (smentito dai fatti) ed infine i dubbi normali legati alla difficoltà del compito che richiede emergere a quel livello.
Tradotto: si potevano fare delle ipotesi, ma nessuno poteva essere certo che questo ragazzo italoamericano (o il contrario, fate voi) avesse talento sufficiente e disciplina di lavoro da poter arrivare nei TOP TEN (smentiti col tempo dai risultati, anzi più che smentiti polverizzati). Perché quello è l’obiettivo di qualsiasi scacchista professionista, prima di passare ad ambizioni ancora superiori, perché essere un TOP TEN significa giocare i tornei chiusi con i più forti giocatori del mondo ed ovviamente percepire i relativi ingaggi. Mano a mano che Fabiano saliva in classifica, ed allo stesso tempo da ragazzo diventava giovane uomo, si affermavano il suo talento e la sua personalità, è stato chiaro a tutti che questo ragazzo era diretto ai primi posti della classifica mondiale.
E, nonostante qualcuno ora possa provare a metterlo in dubbio, con la sua crescita ed il rispetto nei suoi confronti è arrivato di riflesso anche il rispetto nei confronti dell’ITALIA. Abbiamo smesso di essere ignorati e, anche se non appartenenti al gotha scacchistico in termini di tradizione classica, abbiamo cominciato ad essere conosciuti e vi assicuro anche invidiati! Dovunque sono andato hanno cominciato a chiedermi (a me che francamente sono un signor nessuno) di Fabiano: giocatori, organizzatori, fan (anche fan femminili, sì 🙂 ) giornalisti, arbitri…network emergenti come Chess24: non c’era posto dove non ci fosse qualcuno che mi avvicinasse per chiedermi qualcosa su Caruana. Nel frattempo Fabiano ha portato la bandiera dell’Italia – e, dunque, tutti noi scacchisti italiani insieme a lui – all’interno delle dirette televisive dei più importanti tornei del mondo; ovviamente l’ha fatto a suo modo, ovvero con eccellenza tecnica e freddezza comunicativa. Lui però è così, prendere o lasciare…
Credo che difficilmente potrà cambiare anche in futuro. Detto con un po’ di cinismo, ho il forte sospetto che solo vincoli contrattuali molto stringenti possano fare qualcosa per spingerlo in tal senso. Permanevano invece i dubbi, che oggettivamente non sono mai stati del tutto smentiti (alcuni come il primo lo sono stati invece parzialmente), dubbi legati a tre aspetti che non attingono alla sfera scacchistica: 1) il team senza manager e addetto stampa ed inizialmente centralizzato sul nucleo familiare; 2) la sua reale volontà di integrarsi col tessuto italiano, ovvero residenza, cibo, amici e ovviamente lingua; 3) la sua volontà e capacità di essere anche comunicatore e personaggio e non solo scacchista.
Molti in questi giorni hanno espresso critiche nei confronti della FSI e anche nei confronti del suo presidente Gianpietro Pagnoncelli: ovviamente considerato il momento “caldo” in cui sono stati espressi e lo stato emotivo la cosa non sorprende. Analizzando però le cose in modo razionale il tutto sorprende molto di più. Grazie infatti ad un’intuizione a dir poco geniale 10 anni fa si è scommesso di investire (quasi nulla inizialmente a livello finanziario) su un ragazzo promettente, ma di fatto con le stesse probabilità di diventare un campione di quelle di altri promettenti giovani presenti nel panorama internazionale.
La sua ascesa è stata inesorabile e lo è stato anche perché i dirigenti italiani non l’hanno forzato a integrarsi scacchisticamente con una realtà che gli era totalmente aliena, permettendogli invece di trovare una sua modalità di allenamento e di crescita tecnica e personale. I risultati sono arrivati e da lì in breve tempo Caruana è divento leader tecnico della nostra nazionale. La continua ascesa di un campione richiede un continuo incremento dei costi che lo accompagnano e così la FSI è stata chiamata a fare la propria parte…e se i primi anni questo sarebbe potuto avvenire anche in forma indipendente, nei secondi cinque sarebbe stato ben diverso senza il supporto del CONI.
Qui però è seguito un secondo piccolo capolavoro, con presumibilmente un’ancora più marcata impronta del Presidente Pagnoncelli: infatti la progressiva integrazione della FSI nella famiglia del CONI è stata canalizzata nel trasformare un introverso ragazzo italoamericano in un’alfiere dello sport italiano. In questo caso a sorpresa uno sport della mente! Prima di allora nessuno avrebbe potuto pensare che in Italia il CONI accettasse di fare un simile investimento, a supporto di una federazione facente parte delle discipline sportive associate e con “soli” 10.000 tesserati. Ma questa ormai è già storia e come disse Julio Velasco “Nessuno potrà mai toglierci quello che abbiamo ballato”.
Si potrebbe stare qui delle ore a riportare tutto quello che è avvenuto negli ultimi anni grazie alla ascesa di Caruana e quello che forse sarebbe potuto avvenire ancora di più se Caruana avesse avuto un carattere diverso e se si fosse avuto successo nell’affiancargli uno sponsor (senza dimenticare che qualcosa è stato fatto in questo senso grazie a Obiettivo Risarcimento Padova del patron Gaetano Quaranta). Da parte mia voglio ricordare un risultato pubblico ed uno personale. Quello pubblico non può che essere duplice, ovvero il 18° posto conseguito dall’Italia alle Olimpiadi di Khanty-Mansiysk e SKY che decide di seguire in diretta televisiva il torneo di Saint Louis in virtù delle vittorie consecutive di Fabiano.
Quello personale è Chess24, che in assenza di un addetto stampa presente alle Olimpiadi di Tromso mi chiese di venire in studio per un commento sulla sfida del giorno fra Italia e Norvegia e sulla partita in prima scacchiera fra Caruana e Carlsen (0-1 in una Scandinava capolavoro da parte di Magnus).
Purtroppo il consolidamento di Fabiano nelle primissime posizioni mondiali ha coinciso con una terza fase della sua carriera e qui sono apparsi due nuovi elementi, che come meteoriti hanno presto dimostrato essere in collisione con le ambizione italiane di vedere un nostro giocatore arrivare a giocarsi un match mondiale. La prima è l’innato ed insopprimibile ambizione di un campione di fare tutto il necessario per realizzare il proprio sogno, ed è evidente che il sogno di Fabiano è la conquista del titolo di campione del mondo. La seconda è la naturale invidia di chi come gli U.S.A. lo ha avuto e lo rivuole indietro ora che è pronto a diventare sfidante al titolo mondiale, per rinverdire i fasti di un certo Bobby Fischer. Purtroppo, se già prima qualcosa era nell’aria, l’entusiasmante performance realizzata da Fabiano a St. Louis è stata la pietra tombale sul suo futuro in maglia azzurra.
Potrete credermi o meno, ma come 5 anni fa avevo scommesso sull’arrivo di Fabiano nei top ten e su ragionevoli chances di andare ancora oltre, in quei giorni parlandone con un collega organizzatore umbro gli dissi che eravamo nella mani di Sinquefield… Era evidente che la USCF avrebbe fatto di tutto per riprendersi quello che nella loro visione è soprattutto di loro appartenenza (gli yankee sono fatti così, nel bene e nel male), ma il sostegno economico ad un’impresa del genere poteva arrivare solo da uno sponsor tradizionale o da un mecenate. E così pare sia avvenuto, forse anche con lo zampino di Garry Kasparov, il quale per lanciare la sua nuova Golden League non può che trarre beneficio da un Caruana partecipante sotto la bandiera americana (Kasparov ha sempre considerato il mercato americano come lo sbocco naturale per le proprie ambizioni).
Quale sarà l’impatto di questo addio sulla nazionale italiana ? Domanda difficile…Tecnicamente parlando non poter schierare un “2800” sulla prima scacchiera a confrontarsi con il più forte di ogni squadra avversaria fa una notevole differenza e inevitabilmente qualcosa si dovrà pagare sotto il profilo generale l’impressione è che i nostri giocatori di punta abbiano ormai raggiunto un livello di maturità tale da permettergli di assorbire il colpo e continuare il processo di crescita. La presenza di Arthur Kogan (averlo confermato e con il doppio incarico di selezionatore e allenatore è stata un’altra mossa azzeccata della FSI) è una garanzia in questo senso ed il prossimo arrivo in nazionale di giocatori talentuosi ed emergenti come Axel Rombaldoni e Francesco Rambaldi, unito alla presenza di altri che già l’hanno conquistata come Daniele Vocaturo e Sabino Brunello, non potrà che essere inezione di entusiamo e voglia di emergere. In conclusione è il momento di pianificare e puntare sui nostri giovani emergenti.
Tornando a noi e al caso Caruana sarà interessante vedere nel futuro come evolverà la carriera ed il campione Caruana in un nuovo contesto, che presumibilmente lo obbligherà a fare degli “aggiustamenti”. Certo che a livello di personalità, gusti, attitudini, modalità comportamentali, lui e Magnus Carlsen sono quanto di più lontano ci possa essere… però vi posso assicurare che Carlsen oltre a rispettarlo lo teme (si è capito in varie occasioni ad esempio a Tromso in occasione della partita Italia-Norvegia o a St.Louis quando Fabiano era “on fire”) perché sa che Fabiano oltre ad avere la forza per batterlo in qualsiasi partita “secca” ha le potenzialità per crescere ancora…
Mi piace ricordare Fabiano come in questa foto scattata a Tromso in occasione del giorno di pausa alle Olimpiadi, in testa al Team Italia anche lontano dalla scacchiera.
Da parte mia onestamente non so se sarò incline a tifare per Caruana come prima, o se diventerà un altro dei giocatori per cui nutrire semplicemente un’ immenso rispetto tecnico, però colgo l’occasione per augurargli…
Good luck Fabiano!
p.s. Quanto alla USCF presumo che moltissimi tesserati della FSI aspettino il futuro annuncio della FSI che la federazione americana, invece che rilasciare stucchevoli dichiarazioni, abbia provveduto a versare il dovuto alla federazione italiana come la regolamentazione della FIDE richiede (e ci mancherebbe che si rinunciasse ad esercitare tale diritto!)
3 commenti
Un articolo molto interessante, con una prospettiva diversa dai comuni appassionati, semplici tifosi che lamentano la perdita di un campione.
Condivido il punto di vista espresso nell’articolo, infatti non si può impedire ad un campione di raggiungere il suo obbiettivo, chiunque di noi si fosse trovato nella situazione di Fabiano, credo che avrebbe fatto la stessa cosa. Faccio i miei complimenti per l’analisi obbiettività della situazione e per l’intero articolo.
Buona fortuna Fabiano!
Un articolo stupendo, se questo aggettivo si può usare per un articolo di scacchi. Matteo Zoldan ha centrato in pieno la vicenda che fa piombare gli scacchisti italiani nella più profonda disillusione accompagnata da un senso di frustrazione. Quando ho appreso la notizia ormai certa, vi assicuro che ho avuto la sensazione che il mondo stesse per crollarmi addosso, come quando perde la Ferrari (scusate l’accostamento)… per me la passione per gli scacchi é fortissima, é anche una ragione di vita… e per alcuni giorni provato un vivo dispiacere intriso di tanta tristezza. E’ dal 2006 che mi cosidero un fan del grande Fab Fab, addirittura nel 2008 l’ho seguito al torneo Tata Steel (ex Corus) di Wijk ann Zee e una sera, dopo la partita, l’ho incontrato alla fermata del bus: volevo avvicinarmi per salutare e congratularmi come “tifoso” italiano, ma purtroppo non ho avuto il coraggio di disturbarlo. Condivido tutti gli argomenti e le motivazioni esposte in modo chiaro preciso ed esaustivo dall’autore e mi domando come sia possibile che un magnate americano riesca a strappare all’Italia, per 100.000 dollari, un probabile futuro Campione del Mondo (io ci credo)… é possibile che non ci sia uno Sponsor disposto ad acquisire un immenso prestigio? E’ possibile che l’Italia rinunci a ritornare ai fasti del Rinascimento, quando i nostri giocatori incantavano le Corti d’Europa (cito solo alcuni grandi: Leonardo da Cutro, Giulio Cesare Polerio e Gioacchino Greco)? Mi domandavo se i 10.000 iscritti alla FSI non fossero ben felici di tassarsi per 10 euro al fine di raggiungere la fatidica cifra… Comunque leggere l’articolo in questione mi ha convinto a decidere sull’atteggiamento da prendere in merito alla vicenda: con rammarico non tiferò più come prima, ma seguirò Caruana, con grande rispetto tecnico e ammirazione per il suo talento, tenendo presente anche il gioco di altri giocatori che ho sempre apprezzato. Anzi ringrazio vivamente Matteo Zoldan, perchè in fondo mi donato la serenità di augurare, con un nodo in gola, “Good luck, Fabiano”!
Matteo
Complimenti per l’ articolo che condivido in pieno
Ciao